Un nuovo inizio

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L’aeroporto sembrava enorme e Maiti si sentiva piccolissima benché avesse 11 anni ed era piuttosto alta per la sua età. Stringeva forte tra le braccia un’orsacchiotto di peluche marrone chiaro e teneva salda la mano dell’hostess che l’aveva accompagnata durante il volo da Belfast a Roma.

Nonostante la sua profonda stanchezza e la paura per l’ignoto che l’attendeva, si guardava intorno con occhi curiosi ammirando le scritte in una lingua per lei incomprensibile e ascoltava il suono melodioso delle voci vicine senza catturarne il senso.

Anche l’hostess voltava la testa a destra e a sinistra, ma non con curiosità o ammirazione, bensì scrutava le persone che aspettavano i passeggeri all’uscita della dogana. Ecco, finalmente riuscì a individuare in mezzo alla folla un’uomo il cui cartello tenuto in alto diceva “MAITI O’SULLIVAN” in lettere cubitali. Si diresse verso di lui, salutandolo con un sorriso formale.

“Buonasera, sono l’hostess Jane e questa è Maiti, la figlia di sua cugina Clara.”

“Buonasera, mi chiamo Brian, grazie per averla accompagnata, il viaggio è andato bene?”

“Sì, tutto bene. Allora Maiti, io ti saluto qui. Ricorda, sei una ragazza in gamba.” e con queste parole si allontanò velocemente agitando la mano come un addio.

Maiti non ebbe il tempo di reagire e così rimase ferma, immobile, accanto alla sua valigia rossa guardando con attenzione l’uomo che aveva davanti. Assomigliava alla mamma, pensò, era biondo, alto, senza barba e con un sorriso gentile. In quel momento Brian allungò la mano, prese la valigia di Maiti e le chiese di venire con lui. Senza esitare Maiti lo seguì fuori dall’aeroporto e salì in macchina insieme a lui. Mentre Brian abilmente si immetteva nel traffico caotico, raccontava a Maiti della sua famiglia e le faceva alcune domande. Ma la ragazza non riusciva a parlare, era sopraffatta dalle emozioni e da tutte le nuove impressioni.

Arrivati a casa di Brian conobbe poi il resto della famiglia: la moglie Francesca e le due figlie Marta di 7 anni ed Emma di 12. Erano una bella famiglia unita e tutti furono molto carini con Maiti e proprio per questi due motivi, la pervase per un attimo una sensazione di solitudine così che senza volerlo iniziarono a scenderle delle lacrime. Francesca, una donna assai sensibile e delicata, capì subito il motivo, l’abbracciò e l’accompagnò a letto.

Era la sua prima notte in una nuova casa e in compagnia di due ragazze per ora completamente sconosciute. Distesa nel letto guardò il soffitto, sentì il respiro delle sue “cugine” e appena chiuse gli occhi rivide gli ultimi giorni come avvolti nella nebbia: esattamente otto giorni fa era nella stessa posizione in cui si trovava adesso e cercava di addormentarsi, ma non ci riuscì perché era troppo agitata per la verifica di matematica del giorno successivo. Olivia, la sua babysitter, stava leggendo un libro, seduta sul divano, quando sentì suonare in maniera piuttosto insistente il campanello. Incerta, perché non aspettava nessuno a quell’ora, andò ad aprire la porta e si trovò davanti due poliziotti. I due uomini le chiesero se questa era la casa di Clara e Owen O’Sullivan e, dopo che la ragazza aveva annuito, le dettero una terribile notizia: a causa di un attacco terroristico della RAF al centro commerciale di Belfast erano rimasti uccisi. Incredula e scioccata, Olivia li ringraziò e dopo aver chiuso la porta si girò trovando Maiti in lacrime. Si avvicinò e l’abbracciò, ma la bambina era inconsolabile. I giorni passarono con Maiti che non aveva la forza di fare niente e gli assistenti sociali che stavano cercando un familiare al quale affidare la bambina. Infine trovarono Brian, ma avrebbero dovuto mandarla in Italia. Olivia, l’accompagnò all’aeroporto dove la prese con sé Jane, l’hostess. Dopo un volo, che a Maiti era sembrato infinito, atterrò in Italia e adesso si trovava in casa di parenti sconosciuti, ma premurosi.

E pensando così, finalmente il sonno prese il sopravvento e riuscì ad addormentarsi.

La mattina seguente venne svegliata dalle risate che provenivano dal piano di sotto, aprì gli occhi e vide che gli altri due letti erano vuoti. Quindi si alzò in piedi e con il suo orsacchiotto scese nella sala da pranzo dove si trovava tutta la famiglia chiacchierando a fare colazione. Guardando meglio, Maiti vide che si trattava di una colazione tipica irlandese. Questa piccola accortezza la fece sentire a casa e così si mise a mangiare con loro.

Alcuni mesi sono passati e Maiti ora si sente un po’ più a casa, ormai parla la lingua quasi perfettamente. Brian, Francesca e le due ragazze sono sempre gentili con lei e le danno una mano per qualsiasi cosa. Francesca ha scoperto che a Maiti piace ballare, così ha deciso d’iscriverla a una scuola di danza. Tale iniziativa ha fatto fare i salti di gioia a Maiti. Nonostante tutte queste bellissime cose, avverte ancora un vuoto nel suo cuore, che non si colmerà mai, i suoi genitori le mancano ogni giorno di più e purtroppo alcuni bulli a scuola, che la prendono in giro per la sua nazionalità e i suoi capelli rossi, non l’aiutano a farsi sentire benvenuta. Per fortuna sono pochi e in più c’è Emma che la difende a tutti i costi.

Un anno è passato e Maiti ha compiuto 12 anni. La festa è stata magnifica, tutta la classe è stata invitata. Francesca e le figlie hanno preparato tante prelibatezze ma soprattutto una bellissima torta di compleanno e Brian ha organizzato molti giochi per far divertire i bambini.

Un anno è passato e Maiti adesso ha tanti amici, una seconda famiglia che le vuole molto bene e dei genitori che la guardano e la proteggono da lassù.

Un anno è passato e Maiti non avrebbe mai creduto di riuscire a farcela.

Un anno è passato e Maiti ha deciso che da grande vuole fare l’assistente sociale, vuole aiutare tutti quei bambini che come lei sono rimasti orfani e dimostrargli che ci sarà sempre qualcuno che li accoglierà a braccia aperte.

Jennifer Cortini

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