
Un mondo di colori
In principio nell’universo non esisteva nulla, solo un pennello con i suoi colori. Tutti i giorni, osservando in silenzio le stelle e le galassie, il pennello accarezzava l’universo buttando in qua e là mille sfumature. All’inizio i colori apparvero un po’ timidi, ma quello che riuscirono a creare afferrandosi per mano fu uno spettacolo. Il pennello formò i prati verdi unendo il giallo al blu e poi schiarì quest’ultimo colore per creare il cielo e il suo specchio: il mare. Attraverso l’arte del disegno, il pennello esprimeva tutto quello che ormai da qualche tempo proteggeva dentro di sé. Lui, proprio come fanno gli artisti, si lasciò trasportare dalla sua passione. Attraverso l’anima dei suoi colori, creò il mondo e dedicò tutta la sua vita a quell’opera ricca di bellezze. Dipingere era l’unica attività che gli permetteva di allontanarsi da quel luogo in cui gli sembrava di esser bloccato da una vita. Quotidianamente il pennello continuò a modellare il suo mondo tanto da renderlo poetico. Il cielo e la terra però apparivano come un’immensa bellezza senza vita poiché quello spazio infinito era caratterizzato da silenzio e immobilità. Nei giorni seguenti s’interrogò molto su quanto percepiva dalla sua opera. Gli era bastato un minuto per rendersi conto che il mondo aveva bisogno di una creazione altrettanto speciale e impegnativa in grado di portare vita. Eliminando dai suoi pensieri i confini, puntò lo sguardo all’orizzonte e delineò così i tratti degli esseri umani. La donna e l’uomo avrebbero dovuto amare e curare il mondo e le sue bellezze proprio come aveva fatto lui nella sua creazione.
Essere attenti nei confronti degli altri, custodire e proteggere il mondo con premura, era tutto ciò che il pennello avrebbe voluto veramente donare all’umanità. Provò con qualsiasi gradazione di colore a rendere questi valori, ma nessuno riusciva ad essere rappresentato. Così, non potendo trasmettere quanto di più bello una persona può racchiudere e coltivare nella propria anima, il pennello decise di sorvegliare per sempre sul suo mondo. Lui raggiunse il cuore della Terra e restò lì, lontano e in silenzio, a osservare e proteggere il suo magnifico dipinto. I primi tempi furono tranquilli, ma questa spensieratezza ben presto fu interrotta. In breve tempo l’universo iniziò a inquinarsi di colori scuri: il nero e il grigio si stavano espandendo sempre più velocemente dal centro verso i confini del mondo. Quella meraviglia di colori, che fino a quel momento aveva caratterizzato il pianeta, si stava trasformando in una nube grigia che sembrava oscurare il mondo. Il pennello, disperato, capì che l’uomo non si stava occupando della crescita del seme che gli aveva affidato. A causa di una serie di attività sbagliate che l’umanità aveva iniziato a intraprendere, la Terra stava perdendo le proprie risorse e chiedeva aiuto mostrando sul proprio corpo le cicatrici. Il pennello, che era il creatore della Terra, attraverso le cicatrici, percepiva benissimo i segni del dolore che il mondo si portava dentro. Ogni ferita permetteva di capire cosa sentiva e provava il mondo, anche se ormai, a causa dei dolori a lui inflitti, non riusciva più a far sentire il suo rumore. L’inquinamento, la deforestazione e la poca attenzione verso le risorse indispensabili, portarono un tornado di grande tristezza e malinconia nel pennello. La sua anima si era persa e spenta tanto quanto il mondo in quel momento. Esso scoppiò in un mare di lacrime dietro alle quali si celava l’amore per il suo pianeta. La delusione del pennello fece sì che le sue lacrime si trasformassero in gocce di pioggia che colpirono la Terra. Il mondo fu vittima di un forte temporale che iniziò a sciogliere le sfumature. Cadevano e si seguivano sempre più velocemente quelle piccole gocce di colore. Il cielo azzurro iniziò a confondersi con la Terra e le nuvole furono spazzate via dal vento. In preda al panico, il pennello girava intorno al mondo e cercava di accarezzarlo, modellarlo e abbracciarlo per fargli capire che avrebbe sistemato tutto, ma l’universo continuava a piangere colori. Un universo in lacrime non ci spaventa? Non sentite anche voi che il mondo ha bisogno di noi prima che sia troppo tardi? Io ho speranza negli esseri umani e credo che collaborando riusciremo a riportare un sorriso sul volto del mondo. Questa storia, purtroppo, non è frutto dalla mia fantasia… Il nostro pianeta è in difficoltà e ha bisogno di una mano che lo afferri e si prenda cura di lui. I disastri ambientali che continuamente avvengono stanno facendo perdere sempre di più intensità ai colori del mondo. Il nostro pianeta sta diventando debole e noi dobbiamo ricucire le sue ferite prima che sia troppo tardi. Spesso non valutiamo che ciò che ci circonda ha bisogno di ascolto. L’umanità non ha ancora guardato le meraviglie che ha intorno con gli occhi di chi sa proteggere ciò che gli è stato affidato. Credo che per ripartire ci sia bisogno di uno spirito di corresponsabilità. Vi siete mai fermati a guardare il cielo e vi siete sentiti travolti da una strana sensazione? Ecco, io ritengo che quell’insieme di emozioni che la natura riesce a regalarci non vada lasciato al vento. Non possiamo aspettare che il mondo inizi a piangere lacrime di colori perchè a quel punto sarà troppo tardi e impossibile tornare indietro. Proprio perché nella realtà è impossibile modificare il passato è il momento di unire le forze. Ognuno di noi, con la propria tavolozza di colori e il proprio pennello, deve contribuire a salvaguardare la nostra grande opera.
Inquinare non è solo una macchia nera sul nostro dipinto, ma anche un danno per tutta l’umanità.
Alessia Balzano