
Il viaggio di Maka
(storia a quattro mani scritta da Angela e Grazia)
L’espressione di stupore sul volto Maria, quando vide per la prima volta quello che pochi giorno dopo avrebbe chiamato “Mario il grassoccio”, era sempre più intesa e culminò con un sorriso folgorante.
“E tu, dove stai andando?” – chiese prendendo delicatamente il bruco in mano- “sei davvero enorme, cosa avrai mangiato?”.
Maria portò “Mario” in veranda e lo presentò ai suoi trenta piccoli amici, lo depose nella teca su un profumatissimo mazzetto di finocchietto selvatico e lo osservò a lungo; era davvero bello, il verde mela intenso, le striature nere ed i pois arancione, non amava essere accarezzato, anzi per dirla tutto era un tipo piuttosto scontroso Mario ed alla minima vibrazione tirava fuori delle strane antenne arancioni ed emetteva un forte odore penetrante e sgradevole; si era adattato subitoal nuovo ambiente ed pur di mangiare senza sosta era disposto ad arrampicarsi anche sugli altri bruchi.
Pochi giorni dopo il suo arrivo, tuttaviaMario iniziò uno strano e frenetico ballo ed in meno di 5 minuti si avvolse nella sua nuova e verde crisalide. “Sei già andato a nanna Marietto esclamò dolcemente Maria, proprio bello il tuo sacco a pelo!” E mentre Maria continuava a sfamare larve e bruchetti, pulendo con cura le teche, raccogliendo i rametti migliori e cantando per loro, il nostro amico riposava profondamente. In quelle settimane un’ondata di caldo inusuale, colpì la Sicilia ed anche il piccolo paese in cui viveva Maria, seppur affacciato sul mare, risentì del caldo afoso. Molte crisalidi anticiparono lo sfarfallamento, ogni giorno nascevano due, tre, quattro farfalle, ma non Marietto.
Maria dava loro un nome, le ammirava per qualche minuto in mano e subito dopo si affrettava a liberarle nel piccolo giardino fiorito; seguiva con gli occhi lucidi il volo di ogni singola farfalla come a volerle accompagnare il più a lungo possibile, non mancavano sospiri e saluti affettuosi: “torna a trovarmi!– “abbi cura di te” – “Buona vita cara!” congedandosi dalle farfalle con un velo di tristezza sul viso, la piccola Maria si chiedeva cosa sarebbe successoloro lontano da casa e quanto avrebbero vissuto.
L’estate stava terminando e Marietto era ancora addormentato.
“Sai Maria, è già capitato, non tutte le farfalle vengono al mondo e forse il tuo Mario è una di quelle” disse un giorno la nonna. Maria si arrabbiò: “che dici Nonna, in natura hanno solo il 50% di possibilità di sopravvivenza, io supero il 90%. Vedrai! Ogni farfalla ha i suoi tempi, sono come i bambini decidono loro quando nascere” – e con lo sguardo accigliato e le labbra imbronciate tornò ad occuparsi dei suoi piccoli amici. Maria aveva solo 11 anni, ma ne sapeva molto più di alcuni adulti in fatto di farfalle, le allevava da quando ne aveva cinque e ne aveva accompagnate ben 200 allo “sfarfallamento”.
Finalmente, il primo settembre del 2022, Marietto venne al mondo con una lalenta e splendida danza. Anche questa volta Maria fu sorpresa, Mario adesso era una bellissima farfalla femmina enon poteva più chiamarla Marietto, le sue ali erano grandi di un giallo inteso con una macchia ocellata di color rosso-arancio ed altre bluastre: “Ti chiamerò Maka perché sei la più bella tra tutti i miei Macaoni ed anche se sei arrivata da me già bruco, ti voglio bene!”
Maria tenne Maka in mano pochi minuti fino a quando le sue ali non furono asciutte ed abbastanza forti da volare via. Dovete sapere che il volo di ogni farfalla è differente, il Podalirio per esempio vola lentamentecon leggiadria come una ballerina di danza classica, il Macaone invece è veloce, ha uno stile più acrobatico che ricorda i ballerini di hip hop eMaka era il più talentuoso ballerino di danza contemporanea che Maria avesse mai visto.
Quel giorno la piccola pianse, in cuor suo era affezionata a Mario-Maka, ma il pensiero che fosse libero di scoprire il mondo la rincuorò. Maka dal canto suo era euforica, si lanciava in frenetiche piroette, per la prima volta vedeva le cose da una prospettiva tutta nuova, la visuale del prato dall’alto era inconcepibile per bruco Mario, ma adesso, era possibile per Maka che instancabile volava da un fiore all’altro senza sosta.
Per esser una farfalla, ne aveva fatta di strada, in volo in meno di due giorni aveva raggiunto ben tre diversi paesi limitrofi scampando da una famelica lucertola, da un insistente uccellino ed un pelosissimo ragno; proprio per sfuggire ad un predatore, un giorno, Maka si era rifugiata dentro un camper parcheggiato in un assolato piazzale,nascondendosi sul pensile più alto della cucina dove si trovavano alcune piante.
Ad attrarre Maka, una volta entrata dal finestrino, erano stati i fiori colorati di buddleia, convinta di potersi rifocillare dopo l’estenuante fuga si era ritrovata per la prima volta con la proboscide su un fiore di plastica duro e per niente profumato, in cucina però aveva trovato un cucchiaino sporco di miele e dei resti di frutta; ormai stanca, vedendo calare il sole, decise di fermarsi per la notte.
La mattina dopo i finestrini erano chiusi, il camper vibrava e Maka sentiva uno strano frastuono; cercò ripetutamente di uscire sbattendo con forza verso la luce; ogni tentativo era vano, il camper era in movimento e stava portando Maka lontano da casa.
Alcune ore dopo, durante una sosta, la porta si aprì ed il macaone corse fuori. “Diego guarda una farfalla enorme è uscita dal camper” – Diego di voltò, ma non vide nulla e tornò a sistemare le sedie per il pranzo. Mentre la famiglia Begotti si sistemata nelle vicinanze della pineta, Maka perlustrò la zona, l’aria era fresca ed il mare lontano, c’era qualche fiore disseminato per il prato e Maka ne approfittò, mangiando il nettare con le zampette piene di polline, finì per far concorrenza alle api e da brava impollinatrice dopo una mattinata di svolazzamento tornò a rifugiarsi nel camper.
La mattina seguente il camper era di nuovo in movimento, il rumore del motore, non la spaventava più; era ormai a centinaia di chilometri di distanza da suo paese natale. Ogni volta che il camper si fermava, Maka attendeva il momento giusto ed alla prima occasione sgattaiolava fuori per poi fare ritorno prima dell’imbrunire attraverso il finestrino; quel pomeriggio, dopo diversi giorni di solitudine Maka incontrò per la prima volta una farfalla come lei, un grazioso esemplare maschio, leggermente più piccolo e sbiadito, dal corpo allungato con il sederino a punta. I due si unirono in volo in ampie e suadenti giravolte per poi salutarsi al tramonto.
Tornata a bordo del camper, Maka riprese il suo viaggio, aveva poco più di una settimana di vita eppure poteva vantarsi di aver attraversato in autostop, per così dire, la Sicilia dalla punta occidentale fino allo stretto in direzione della capitale; aveva visto spiagge affollate, campagne assolate, fitti boschi e strade tortuose.; era sfuggita a bambini festosi, gatti giocherelloni, ragazzine urlanti in questo intrepido viaggio verso la vita, mangiando fuori, ma soprattutto dentro il camper di Diego e Serena, approfittando degli avanzi di frutta e di qualche goccia di miele.
Quel martedì mattina, la porta si aprì come ogni giorno e Maka uscì per il solito giro, il paesaggio era cambiato, grandi palazzoni grigi si stagliavano in lontananza, il colore del cielo era meno azzurro e l’aria pesante; i clacson delle macchine stordirono Maka che volava senza sosta in cerca di riparo.
Si diresse verso un balcone ricoperto di foglie per poi scoprire che erano le stesse piante dure e prive di nutrimento che aveva visto dentro il camper, decise allora di volare verso un albero poco distante, ma fortunatamente notò per tempo i piccioni pronti a contendersela come antipasto e svoltò velocemente in direzione dell’ennesimo balcone sperando che il verde scorto in lontananza fosse reale; approdò su delle margherite gialle, morbide e profumatissime e finalmente ebbè un attimo di pace. Maka era preoccupata, non le piaceva questo posto, ma durante la fuga concitata non era riuscita a prendere dei punti di riferimento e adesso non sapeva come tornare al camper.
Dal balcone del decimo piano su cui si era rifugiata, la vista era sgradevole, l’aria soffocante, per le strade sfrecciavano automobili e il rumore di clacson e brusio di sottofondo erano insopportabili.
Stava osservando le persone correre freneticamente come formiche, quando ad un tratto notò un cucciolo di cane che con il naso all’insù la osservava, non era la prima volta che Pongo vedeva una farfalla, ma una così grande e gialla non l’aveva ancora vista e mentre il cucciolo inclinava la testa prima a destra e poi a sinistra annusando l’aria curiosamente, Maka si fece coraggio e di balcone in balcone salì sul tetto del palazzo dove la visuale era più ampia.
Non riuscì a scorgere il camper, ma individuò un piccolo parco con alcuni alberi e una fontanella, circondato da siepi di lantana e con non poche difficoltà lo raggiunse trafelata ed esausta. Si sentiva debole ed era preoccupata, per la prima volta era sola, durante il suo viaggio aveva incontrato coccinelle, formiche, grilli, mantidi, moscerini, maggiolini, api, libellule, mosche; centinaia di insetti colorati più o meno simpatici, scontrosi, affabili, strafottenti, adesso invece c’erano solo zanzare, qualche formica in prossimità dei cestini ed una piccola blatta.
In prossimità dello scivolo scorse, un enorme cespuglio di lantana dai colorati fiori gialli e rossi, il profumo era diverso da come lo ricordava, quasi spento, forse era la stanchezza a trarla in inganno, Maka depose lì il suo primo uovo e spostandosi di cespuglio in cespuglio continuò a deporre le sue dieci uova; restò da quelle parti per qualche giorno, consapevole che non avrebbe visto i suoi piccoli, il suo viaggio volgeva al termine era andata ben oltre le due settimane di vita stimata dai manuali aveva visto e conosciuto il mondo prima da piccolo bruco coccolato, poi da giovane farfalla alla scoperta e per finire, dopo un grande amore, stava contribuendo ad alimentare il meraviglioso ciclo della vita, perché come tutti gli esseri viventi anche le farfalle nascono, si nutrono, crescono, mettono al mondo delle nuove vite e poi lentamente si spengono.
Nel suo ultimo giorno di vita Maka incontrò gli occhi increduli di un bimbetto che sorpreso chiese alla mamma che tipo di farfalla fosse; “Che strano! È un Macaone, non ne vedevo da queste parti da quando ero piccola” rispose la madre.
“Chebello mamma! portiamola a casa.” esultò il bimbetto, ma non ebbe neanche tempo di allungare la mano verso Maka, che questa volo via ai piedi dell’albero per poi posarsi su un ramo dal quale non sarebbe più scesa; Maka si addormentò ricordando il volto della piccola Maria che in una calda giornata estiva l’aveva trovata in giardino ed accompagnata per settimane nella sua trasformazione.
Poteva ritenersi fortunata, durante il suo viaggio aveva contribuito ad impollinare diversi fiori ed aveva portato in una città del centro Italia i suoi piccoli, cosicché altri bambini avrebbero potuto ammirare la bellezza del Macaone, una farfalla meravigliosa, elegante, operosa e generosa.
di Angela Oliveri e Grazia Militello