
Il giardino segreto di Melissa
“Finalmente è primavera!” pensava Melissa, nel mentre osservava dalla finestra della cucina il giardino di casa sua. Tutto quanto stava crescendo, giorno dopo giorno: alberi, fiori, erba. Questo gioco di vita e di forme, le rammentava le giostre, o i carillon: figure inanimate che improvvisamente, scosse da un impulso elettrico o da un movimento meccanico, iniziavano a prendere vita, a danzare, a comporre musica. Melissa sapeva bene, che tutta quella danza primaverile fuori dalla finestra, era dovuta al cambio di stagione: l’inverno, ormai vecchio e stanco, aveva bisogno di riposare. Al suo posto, solo un’energia viva e allegra come la primavera, avrebbe potuto invogliare tutti gli esseri a danzare e a risvegliarsi.
«Mamma, che cos’è la primavera? » chiedeva la dolce Melissa, con ingenuità, ma anche tanta spontaneità e una certa dose di coraggio, visto che aveva deciso di affrontare temi di cui non sapeva quasi niente.
«La primavera è una ragazza innamorata! » le aveva risposto la giovane mamma, che s’era avvicinata a lei e aveva iniziato ad osservare lo spettacolo della natura, senza distrazioni, insieme alla figlioletta.
«E allora che cos’è l’inverno? » domandava ancora, la bambina.
«È un nonno stanco, ma premuroso. » aveva risposto la mamma, voltandosi verso la foto del suo papà, nonché nonno di Melissa, posta su un comodino poco lontano dalla finestra, che sembrava stesse osservando sia la figlia che la nipotina sorridente, anche se ormai era volato in cielo da qualche anno.
Melissa avrebbe voluto chiedere così tante cose alla sua mamma, che tentava faticosamente di rovistare in tutti i cassetti della sua immaginazione, per cercare le domande giuste, quelle che le avrebbero (forse) fatto capire, che cosa sia tutto questo mondo così misterioso, ma così bello.
Tutt’un tratto, dalla folta e verde chioma di un albero di ciliegio posto al centro del giardino, era apparso un uccellino, che spiccando velocemente in volo, aveva fatto cadere una foglia, la quale volteggiando trasportata dal vento gentile di quel mattino, era poi finita a terra, staccandosi per sempre dall’albero.
«Mamma, mamma! Guarda! Poverina quella foglia, è morta per sbaglio! » urlava Melissa, rattristita, con il volto sorpreso e lo sguardo scioccato, mentre puntava il suo piccolo dito indice verso quella ignara creatura, come a voler accusare l’uccellino dell’accaduto.
«Amore, nulla muore per sbaglio…l’uccellino aveva fame, e probabilmente era andato a cercare qualcosa da mangiare all’interno della chioma del ciliegio; vedi, tutta la vita gira in cerchio, e la primavera è una grande opportunità per tutti gli esseri, per potersi cibare di tutto quello che prende vita e forma. Poi arriva l’estate, e tutto vive all’apice, e gira in tondo e in tondo, seguendo le giornate, che si fanno sempre più lunghe. E poi arriva l’autunno, e tutto…»
«Muore. » aveva concluso Melissa, restando in silenzio.
«Mamma…ma allora, che senso ha la primavera se…se tutto deve morire? » aveva proseguito la bambina.
La mamma, forse per prendere tempo, e altresì il dovuto coraggio per affrontare certi argomenti con sua figlia, si era voltata nuovamente verso la foto del nonno di Melissa. Lo guardava, come si fa con le cose che si amano tanto.
«D’autunno le cose non muoiono, si trasformano. » aveva risposto la mamma, continuando dopo un breve silenzio, seguito dall’incrocio degli sguardi con la piccola Melissa:« La foglia cade e muore. Lì, riversa a terra, inanime, lei giace, e lentamente perde il suo colore vivo. Passano i mesi, e quella foglia smette di essere “foglia”: per un periodo, sembra essere una cosa marcia, marrone, che poi con il passare del tempo si trasforma ancora, fino a diventare terriccio, dalla quale poi, alla prossima primavera, vi nascerà un fiore. Questo è il cerchio della vita. Sai Melissa, non si muore mai davvero. »
La bambina si sentiva rincuorata dalle parole della mamma, in un certo senso. Quella foglia ch’era caduta dall’albero, sarebbe rinata, e ogni cosa avrebbe continuato a morire e a rinascere. Nel mentre pensava a tutto ciò, le era venuto in mente un ricordo: la maestra, infatti, le aveva parlato del cambiamento del clima, dovuto anche a causa dell’inquinamento degli esseri umani.
«Mamma, ma il cambiamento climatico può fermare il cerchio della vita? » eccola lì, la domanda. Aveva rovistato a lungo tra i cassetti della sua mente curiosa, ma finalmente, Melissa era riuscita a porgere quel dubbio che forse, le avrebbe fatto comprendere la vera essenza delle cose.
La mamma era rimasta attonita, soprattutto dalla caparbietà della figlioletta nel voler a tutti i costi scavare nel profondo delle cose. “Una dote delle nuove generazioni”, pensava.
«Sì amore, il cambiamento climatico può farlo, ma non glielo permetteremo. » aveva risposto tentando di nascondere l’insicurezza. Come si può affrontare un problema tanto attuale? Non dev’essere poi così facile ammettere ai propri figli, che noi stessi siamo stati tra i fautori di tutto ciò. In tutto questo lasso di tempo, ciò che più la mamma stava temendo, era il silenzio di Melissa; un silenzio che non era certo un assenso, ma un richiamo ancestrale ad un ritorno alla sincerità, al senso di responsabilità. Melissa, così spontanea nel voler argomentare tutto, allora pose un’ulteriore e ultima domanda: «Mamma, io ti dico queste cose perché voglio proteggere il nostro giardino. Qui tu sei cresciuta con il nonno, ed è sempre stato il nostro posto segreto, perché solo qui possiamo sognare ad occhi aperti, senza che nessuno ci dica niente! Ma tu devi essere sincera con me, mamma, va bene? E allora ti chiedo…se l’acqua nei supermercati non dovesse più arrivare, saremmo ancora capaci di sapere dove andarla a prendere? »
Salvatore Liggeri